A guardarlo, così esile e leggero, pensi che sia pura follia.
30 gradi sotto zero, ghiaccio sull’asfalto, buio per quasi 24 ore e in queste condizioni fare 1300 Km (in 7 giorni), sì, è una follia.
Ma l’altra sera, al Balduina Bikeshop di Roma, a sentirlo parlare Omar Di Felice è venuto da cambiare idea, indossare il suo coraggio e partire con lui, per la sua seconda tremenda impresa artica verso Capo Nord e percorrere oltre 1000 km su una bici da strada (gravel bike per la precisione) d’inverno.
Cosa che in qualche modo lui stesso renderà possibile, perché l’ultracyclist romano è molto bravo anche nella comunicazione sui canali social.
Seguirlo è più facile che capirlo, senza dubbio, ma l’altra sera alcune parole di Di Felice hanno definitivamente svelato il senso della sua missione: conoscere se stessi.
Ovvero la sfida non è più solo geografica e atletica, ma anche intima, psicologica.
Mettersi nella condizione, estrema senz’altro, di spingersi oltre i propri limiti e scoprire che cosa si trova e cosa accade nella propria testa, nell’anima e nelle sensazioni che si percepiscono.
Il senso della missione artica di Omar Di Felice, in un modo non immediatamente comprensibile, riguarda la vita di tutti noi, anche quella quotidiana.
Gli ostacoli, piccoli o grandi che siano, non devono far dimenticare la meta e quando la meta è così grande si acquisiscono scaltrezze e abilità sconosciute, persino a noi stessi.